giovedì 24 marzo 2011

Benvenuti

Benvenuti nel blog del Comitato Mazzini-Falzarego, per la tutela e la qualità del territorio.
Questo è il nostro primo articolo:
Il "Comitato Mazzini-Falzarego" è nato a seguito del progetto del Comune di Garbagnate Milanese, di costruire nel quartiere una torre di 13 piani più altri palazzi di 5/6 piani.
Il Comitato ha chiesto un Consiglio Comunale aperto, presentando un progetto alternativo, che prevede un'edilizia alla ricerca di armonia con il quartiere esistente, con edifici di 2/3 piani, pur mantenendo lo stesso numero di unità abitative previste dal progetto comunale.
Durante il Consiglio Comunale del 04/02/2011 la maggioranza del centro destra che governa la ns. città ha bocciato il ns. progetto alternativo.
In questo blog Vi invitiamo a scriverci le vs. considerazioni  ed eventuali suggerimenti che possano contribuire a perseguire un risultato soddisfacente per tutti.
Da parte nostra Vi terremo aggiornati sulle iniziative che il comitato  deciderà di adottare in modo che se qualcuno vorrà collaborare sarà il benvenuto!

Cliccate sul play del lettore qui sotto per ascoltare il nostro comunicato!

Tutela e qualità del territorio: delibere su PE 11

Nel consiglio comunale aperto del 4 febbraio 2011 viene approvato l’ Odg presentato dal consigliere Soleo di cui citiamo una frase “ Il consiglio comunale impegna il Sindaco e la Giunta a recepire le proposte pervenute dal Comitato per valutarne la possibile fattibilità mantenendo gli equilibri economici necessari a garantire l’edificazione di residenza economica popolare identificato come GB5. confermando la disponibilità per un confronto partecipato riguardante il resto del comparto nell’ambito del nuovo PGT.”.
Per una Progettazione Partecipata: l'amministrazione comunale è tenuta ad informare la cittadinanza quando decide di iniziare la stesura del PGT, ad oggi non abbiamo ricevuto alcun invito, ci sarebbe piaciuto confrontarci sulla ns. proposta e su tutto quello che si edificherà nel resto del comparto.

Le dichiarazioni fatte dopo il consiglio comunale aperto e soprattutto quelle dell’ assessore Pirola sui giornali, creano una certa amarezza nei cittadini di questo quartiere, non si parla direttamente con noi ma solo attraverso articoli scritti sui giornali.
Ci chiediamo comunque come la maggioranza possa affermare che il ns. progetto, con edifici di 3 e 2 piani rispetto a quelli di 6 e 13, siano una colata di cemento?
Visto che l’assessore Pirola ha dichiarato di non aver visto il nostro progetto, come può affermare che occupa più volume rispetto a quello comunale?

In effetti il ns. progetto ha volutamente sforato dal Gb5, proprio per preservare una porzione del PE 11 ad altre speculazioni edilizie prevedendo spazi di aggregazione, come un parco giochi, orti per gli anziani, un parco, laddove questa amministrazione intende far costruire al privato, ecco perché occupa più volume. Il progetto viene supportato da 620 firme, a proposito cosa ne avete fatto?

I ns. amministratori dovrebbero prendere atto della ns. proposta, e chiedere agli architetti Aler (che sono pagati) di sviluppare un progetto, prendendo spunto dalle idee che gli abbiamo fornito con il ns. noi non siamo tenuti a farlo. Quello che noi abbiamo presentato in consiglio comunale voleva indicarvi una linea e affermare l’idea di un quartiere vivibile, in sintonia con quello esistente. La proposta di case che non superano i 3 piani, ecocompatibili, illuminate con fonti rinnovabili, avrebbero reso la vita migliore a chi non può permettersi una casa e dato risalto al comune stesso, ma si preferisce invece, farli vivere dentro enormi scatole di cemento e sappiamo bene il metodo usato per costruire case a indirizzo sociale da Aler.

Ci chiediamo perché voler creare un quartiere di queste dimensioni quando le previsioni demografiche per il futuro sono in netto calo, il comitato non ritiene necessario che vengano fatte altre costruzioni oltre il GB5, ci già sono molte case vuote e invendute in città.

Dopo tutto questo parlare di progetti ci rendiamo conto però di una grave lacuna, il progetto del comune riguardo il Gb5 e tutto il PE 11, i cittadini di Garbagnate non lo hanno mai visto, perché non è stato mai pubblicato?

Ancora una volta chiediamo

 quale strumento urbanistico si intende utilizzare?
 cosa si intende per “più ampio comparto” e dove sarebbe localizzato ?
 In base a quali parametri sarà determinato il “prezzo convenzionato” a cui verrà ceduto il terreno ?
 L’esigenza di fare un palazzo di 13 piani e altri da 6 piani, nasconde forse la volontà di creare un precedente, a vantaggio delle future simili costruzioni, in tutto il PE11 e nel territorio di Garbagnate Milanese?
Qual è la programmazione urbanistica riguardo tutto il PE11, se il privato effettuerà, edifici in altezza, quanti ne verranno costruiti? E se è proprio necessario costruire altri complessi abitativi, privati visto la considerevole percentuale di case invendute.

La ns. preoccupazione oltre all’amarezza di aver perduto un bosco bello e importante per la città, è che le previsioni edilizie di 140.000 mc, nel PE11, farà di questo quartiere uno dei più popolati della città, creando sicuramente dei grossi problemi di integrazione, di sicurezza, di viabilità e tutto quello che comporta vivere in un quartiere con queste caratteristiche, che in futuro grazie alle scelte di questa Giunta verranno a pesare sempre su noi cittadini-


Il comitato Mazzini Falzarego.

IL NOSTRO PROGETTO PER IL GB5



PROGETTO ALTERNATIVO DEL COMITATO MAZZINI FALZAREGO


Il progetto prevede molti vantaggi dal punto di vista abitativo e ambientale: un'edilizia alla ricerca di armonia con il quartiere esistente - con edifici di 2/3 piani e non palazzi di 13 e 6 piani - pur mantenendo lo stesso numero di unità abitative previste dal progetto comunale (ERP - Edilizia Residenziale Pubblica), con un bosco percorribile, un'area verde molto ampia, una piccola piazza con servizi di quartiere, un laghetto.

Queste case sfrutteranno il loro rapporto con l'ambiente: saranno ecocompatibili, riscaldate e illuminate con fonti rinnovabili, e avranno rispetto per i loro abitanti, considerando lo spazio di vicinato come un'opportunità di relazione e non una mera spesa di condominio.

Tutto ciò fa di questo progetto una validissima e forte alternativa - proposta dal nostro Comitato - nei confronti del progetto presentato dall'attuale Giunta Comunale, che invece si pone come primo passo di una vasta operazione speculativa, ai danni del territorio, della comunità e dell'ambiente.

lunedì 14 marzo 2011

Legambiente: il cemento
si sta mangiando l’Italia
Nel rapporto Ambiente Italia 2011, l'associazione del cigno lancia l'allarme. Periferie sempre più estese, arterie stradali, maxi-parcheggi e capannoni. E' come se ogni quattro mesi nascesse una nuova Milano
Il cemento si sta mangiando l’Italia, al ritmo di 10.000 ettari di territorio all’anno: ogni 4 mesi è come se nascesse una nuova Milano. Periferie sempre più estese, arterie stradali, maxi-parcheggi e capannoni. Grappoli disordinati di sobborghi residenziali e centri commerciali sorti in mezzo alle campagne. È l’ambiente nel quale vivono 6 italiani su 10.

Lombardia, Veneto e Campania guidano la classifica: cresce l’asfalto, la terra soffre, va in crisi il sistema idrogeologico. Mancano regole a tutela del suolo, aumentano i danni ambientali e i costi sociali. È il nuovo allarme lanciato dal rapporto Ambiente Italia 2011, promosso da Legambiente: insieme agli spazi verdi, spariscono ettari preziosi per l’agricoltura, che vanta un export da 26 miliardi di euro. A farla da padrone sono i palazzi: negli ultimi 15 anni si sono costruiti 4 milioni di nuove case. Ma oltre un milione di alloggi resta vuoto. E almeno 200.000 famiglie non riescono a pagare l’affitto o la rata del mutuo.

Urbanizzazione selvaggia, sempre più insostenibile. Lo rivela il rapporto realizzato in collaborazione con l’INU, l’Istituto Nazionale di Urbanistica, presentato in questi giorni a Milano. Un quadro inquietante del consumo di territorio, che oltre all’ambiente mette in pericolo anche la produzione agroalimentare. Il cemento invade già 2 milioni e 350.000 ettari. Un’estensione equivalente a quella di Puglia e Molise messe insieme: il 7,6% del territorio nazionale, con 415 metri quadri per abitante. Risultato: crescono le superfici impermeabili. Già nel 2007, in città come Napoli e Milano era isolato dall’acqua il 62% del suolo. Il primato è della Lombardia, con il 14% di superfici artificiali. Seguono Veneto (11%), Campania (10,7%), Lazio ed Emilia (9%). A rischio la Sardegna, dove la cementificazione minaccia patrimoni naturali di inestimabile valore.

“Il territorio italiano si sta rapidamente metropolizzando”, afferma il presidente INU, Federico Oliva. “Alla città tradizionale si sta sostituendo una nuova città, in cui vive oltre il 60% dell’intera popolazione italiana”. Si vive in condizioni insostenibili: cementificazione, traffico congestionato, nuovi squilibri e fame di spazio pubblico. Principale imputato: la crescita incontrollata delle periferie metropolitane, che divorano ogni anno 500 chilometri quadrati di aree verdi. Un esempio? Roma, il più grande comune agricolo in Europa. Nella città eterna, i complessi residenziali in periferia hanno “mangiato” 4.384 ettari agricoli, il 13% del totale, e 416 ettari di bosco. E il peggio deve ancora arrivare: i piani regolatori di Roma e Fiumicino prevedono di consumare altri 9.700 ettari, più di quanto sia stato urbanizzato dal 1993 al 2008.

Per Paolo Pileri del Politecnico di Milano, uno dei curatori del documento, “ad essere erose sono le risorse agricole e di biodiversità, che costituiscono uno dei beni comuni più importanti”. L’Italia è in controtendenza rispetto ai paesi europei dove “sono in atto da tempo politiche ambientali ed urbanistiche incisive contro il consumo di suolo e i suoi costi sociali”. Lo sfruttamento del suolo italiano non produce “solo ferite al paesaggio”, ma “una vera e propria patologia del territorio”. Per questo Legambiente e INU hanno deciso di creare un Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo (CRCS). Nella legislazione italiana “mancano ancora regole efficaci sulle facoltà di trasformazione dei suoli”, afferma il presidente di Legambiente Lombardia, Damiano Di Simine: “Qualunque sia la politica che una Regione attua per il governo del territorio, riteniamo irrinunciabile che essa sia confortata da un’attività di verifica e monitoraggio, oggi estremamente lacunosa”.

Molti comuni piemontesi, stanchi di vedere il proprio territorio invaso da capannoni sfitti, hanno dato vita alla Campagna nazionale Stop al consumo di territorio. “Il consumo di suolo - dichiara il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – è oggi un indicatore dei problemi del Paese. La crescita di questi anni, senza criteri o regole, è tra le ragioni dei periodici problemi di dissesto idrogeologico e tra le cause di congestione e inquinamento delle città, dell’eccessiva emissione di CO2 e della perdita di valore di tanti paesaggi italiani e ha inciso sulla qualità dei territori producendo dispersione e disgregazione sociale. Occorre fare come negli altri Paesi europei, dove lo si contrasta attraverso precise normative di tutela e con limiti alla crescita urbana, ma anche con la realizzazione di edilizia pubblica per chi ne ha veramente bisogno”. Tra le abitazioni sfitte, 245.142 sono a Roma, 165.398 a Cosenza, 149.894 a Palermo, 144.894 a Torino e 109.573 a Catania. Ma il fenomeno sfugge, perché non ci sono banche dati aggiornate. E la piaga dell’abusivismo si aggiunge alle carenze di pianificazione.

venerdì 11 marzo 2011

INTERVISTA PIROLA

E' ridicolo quanto viene chiesto.
Se il cittadino dice ai propri amministratori ,"guardate che a noi non piace ciò che farete nel ns. quartiere, perchè non lo fate in questo modo?" e mostra loro un'idea,una proposta di progetto, qual'è la loro risposta? " sviluppateci un planivolumetrico, fateci un vero e proprio progetto"  ovviamente, con dei costi non indifferenti. Questa è la dimostrazione che non hanno capito proprio niente!
Gli abbiamo dato la possibilità di creare qualcosa di innovativo un nuovo standard costruttivo per le case a edilizia popolare basato sull'integrazione di tecnologie e materiali che assicurano un'elevata qualità abitativa e una notevole riduzione dei consumi energetici. Certo il comitato potrebbe anche farlo, se il comune fosse interessato, ma come già detto nessuno ci ha mai contattato per discuterne, eppure gli abbiamo presentato 620 firme e abbiamo allegato la ns. proposta, da quando bisogna sviluppare un vero e proprio progetto per essere ascoltati?